Luoghi di Interesse

Via dei Sansone

Superato il ponte inizia corso Andrea Podestà che va percorso fino all’incrocio con via dei Sansone, sull’antico tracciato del viale d’accesso al convento di San Leonardo, che ricorda le abitazioni di questa antica famiglia savonese trasferitasi a Genova nel XIII secolo.  Passare per questa piccola “crêuza”, nascosta e interdetta al traffico veicolare, è come fare un tuffo nel passato. Alcune ricerche sostengono che il tracciato della via coincide con quello dell’antico viale che, dal convento di San Leonardo, portava all’omonima chiesa: una cosa è certa: mantiene ancora quel silenzio e quella riservatezza che il convento voleva difendere.  

Un tempo, lo raccontano alcune vecchie incisioni, diversi quadri di famosi artisti genovesi e molti documenti, specie quelli del monastero di Santo Stefano, tutta la zona di via dei Sansone e di Carignano era disseminata di orti: gli “orti di Carignano”. Proprio sulle pendici della collina il monastero di 106 Sei itinerari in Portoria Santo Stefano, che poco dopo il mille stava assumendo dimensioni spaventose e accumulava gradatamente ingenti proprietà terriere, aveva concentrato buona parte delle sue terre, spesso lasciategli in eredità da famiglie che vivevano fuori dalla cerchia delle mura cittadine. Le carte del monastero, grazie ai dettagliati testamenti dei donatori, disegnano una Carignano ricca appunto di orti, terre coltivate, alberi da frutto, viti e ulivi. La magia durò ancora per molto tempo: nel Seicento era ancora un rinomato luogo di villeggiatura e di sfarzose ville signorili, che si distendevano mollemente ai piedi della grande basilica dell’Alessi, che s’imponeva alla vista di tutti.

Via dei Sansone continua con tutta una serie di deliziose svolte, slarghi e sottopassi per arrivare al retro del convento di San Leonardo, trasformato nella caserma Andrea D’Oria. Il grande convento fu fondato nel 1317 da monsignore Leonardo Fieschi, dell’omonima famiglia che allora controllava buona parte della collina di Carignano. Esso doveva ospitare quaranta religiose di santa Chiara di regola francescana e fino a dodici ragazze dei Fieschi che avessero voluto dedicarsi a Dio, inoltre tredici frati francescani per il loro servizio. 

Salita San Leonardo

Scendendo per la strada mattonata ci s’immette in salita San Leonardo poco sopra il luogo, ove sorgeva casa Piola, “… ove l’arte del pennello ebbe orrevole albergo e culto direi quasi domestico per oltre un secolo… quivi entro, di padre in figlio, di figlio in nipote, di genitori in cognati si travasò quell’ingegno, che tanta parte prese per sé nella storia dell’arte ligustica”. Quest’ultima era l’abitazione – bottega – cenacolo del più attivo artista genovese del secondo Seicento, che aveva saputo creare attorno a sé una vera e propria scuola, se non accademia di pittura e decorazione, in cui si svolgevano dotte conversazioni e dispute sull’arte in generale. Domenico Piola riuscì a gestire buona parte delle attività artistiche in Genova e Liguria sullo scorcio del Seicento anche grazie alla sua casa. Qui si raccoglievano numerosi artisti di varie discipline che, sotto la supervisione di Domenico, si dividevano i vari lavori, basandosi anche sui disegni forniti direttamente dallo stesso. In pratica si trattava di una gestione completa con servizio, diremmo oggi chiavi in mano, d’ogni esigenza decorativa: dalla scultura ai cicli di affreschi, dalla pittura su cavalletto per case borghesi alle casse lignee per le confraternite.

Della famiglia, che diede i natali a sei pittori, dopo Domenico, Pellegro è il più ricordato, anche se non per motivi artistici. La sera del 25 dicembre 1640, infatti, rientrò a casa, dopo aver appena terminato la “Madonna” – che si può vedere ancor oggi, dipinta su ardesia in via degli Orefici – commissionatagli dalla corporazione degli orefici. Con gli amici che l’accompagnavano, proseguì per una passeggiata notturna durante la quale fu pugnalato a morte da Giovanni Battista Bianco. Pellegro, che aveva ventitré anni, trasportato in casa, vi morì dopo pochi giorni. Si vociferò che il mandante potesse essere un appartenente alla famiglia Carlone, noti pittori, in quanto il Bianco era un discepolo del Carlone.  La famiglia   mantenne il possesso di parte dell’edificio per moltissimi anni, sino almeno alla fine del secolo scorso, tanto che ancora oggi “i vecchi” chiamano il moderno palazzo che ha sostituito la precedente costruzione, la casa dei Piola.

Salendo sino alla sommità di via san Leonardo si arriva alla piazza omonima che ospita anche il seicentesco complesso di Sant’Ignazio, destinato ad accogliere la sede dell’Archivio di Stato di Genova.

CONTATTI

Indirizzo:
Piazza di S. M. in Via Lata, 7
16128 Genova GE

Centralino:
+39 010 537561
Sala Studio:
+39 010 5375664

Orario:
Lun e Ven 8:30-13:00
Mer e Giov 8:30-16:30
Mar e Sab chiuso

Chiesa e Oratorio di Santa Maria in via Lata

La chiesa di Santa Maria in Via Lata fu edificata dai Fieschi sul punto più alto del colle di Carignano per volontà testamentaria del cardinale Luca Fieschi, morto ad Avignone, allora sede della corte pontificia, il 31 gennaio del 1336. Inizialmente sepolto nella chiesa dei minori francescani di Avignone fu traslato a Genova in San Lorenzo, dove tuttora riposa dentro un’arca marmorea sopra una delle porte della cattedrale. Tramite il suo lascito testamentario fu possibile acquistare da Benedetto De’ Marini il terreno e procedere alla costruzione dell’edificio religioso ad un’unica navata: era il 1340. Ultimati in breve tempo i lavori, per la cura religiosa venne istituita una collegiata dotata di ampi mezzi dai Fieschi che manteneva dodici canonici più un diacono (evidente riferimento al collegio degli apostoli).

La chiesa, pur essendo sotto la tutela della Santa Sede, fu giuspatronato perenne della famiglia genovese, che mantenne il diritto di nomina del prevosto e dei canonici, tenuti ad osservare la regola di sant’Agostino: tale privilegio si estinse con la morte, avvenuta nel 1858, dell’abate Adriano Fieschi. La zona di via Lata, altrimenti indicata nelle mappe come “violario” (per la cui etimologia numerosi storici hanno parlato del presunto forte odore di viole dell’orto botanico, di cui di seguito), divenne il centro dell’insediamento dei Fieschi a Genova.

La chiesa è in stile romanico-gotico del terzo periodo o di transizione, l’ultimo sviluppatosi in Italia; la pianta differisce dall’impostazione romanica per l’assenza di una base a quadrato perfetto e per l’abside quadrata anziché curva. La facciata gotica monocuspidata riprende il tema, tanto caro all’architettura 116 Sei itinerari in Portoria genovese, delle fasce bianche e nere, derivato dalla influenza pisana.

L’interno è ad un’unica navata con copertura a capriate a vista, rifatta nel 1950, e si va restringendo nel punto in cui si imposta una volta in muratura, costolonata a crociera e ad arco acuto, analoga soluzione adottata per l’abside quadrata.

Usciti dalla chiesa si volti a sinistra per imboccare la via Santa Maria in Via Lata, che in breve ci porterà alla celebre basilica di Carignano.

Orario di visita.
rivolgersi al Priorato Ligure delle Confraternite – salita alla Torre degli Embriaci 12 – Genova – tel. 2468927 (mercoledì ore 15 – 17.30, sabato 9.30 – 11)

Fonte: Sei itinerari in Portoria – A. Preste – A. Torti – R. Viazzi
www.removiazzi.it